Che le si chiami organizzazioni non profit, associazioni di volontariato o Enti del Terzo Settore e senza scopo di lucro, il riferimento va sempre a tutte quelle realtà organizzative fondate per soddisfare diversi bisogni sociali anziché con l'obiettivo di ottenere guadagno. Si tratta di enti che operano negli ambiti più svariati, e che oggi non possono operare senza la tutela di assicurazioni per enti non profit modulate secondo le proprie esigenze.
La Riforma del Terzo Settore (avviata nel 2016) ha cercato di uniformare la normativa in materia, dando una definizione più precisa degli enti stessi e del loro campo di azione. Andiamo allora a fare chiarezza sul significato di organizzazione non profit, sulla differenza tra no profit e non profit, e naturalmente sulle attività previste dalla normativa a seguito della riforma.
Come indicato dall'Accademia della Crusca, quando si parla di attività no profit, il prefisso "no" sta a indicare il rifiuto assoluto del profitto, secondo una logica completamente di volontariato per cui ben presto le finanze iniziali andrebbero ad esaurirsi. Nelle organizzazioni non profit, dall'inglese "not for profit", si presuppone invece che vi sia profitto, ma che non sia l'obiettivo principale dell'ente.
Vi è dunque una sfumatura di significato tra le due locuzioni, ed è per questo che è più corretto dire ente non profit in riferimento agli Enti del Terzo Settore. Mentre nella grammatica italiana l'utilizzo dei due termini è ormai equivalente, questo non è vero sul piano professionale: per finanziare le proprie attività, anche gli enti del terzo settore possono infatti far registrare profitto, e i guadagni possono essere, entro certi limiti, distribuiti tra i soci.
Esempi più diffusi di organizzazioni no profit nel nostro paese sono le organizzazioni di volontariato, le associazioni, gli enti di assistenza e di ricerca, e gli enti pubblici territoriali (quindi Stato, Regioni, Province e Comuni), così come le università, le fondazioni o gli enti che offrono assistenza ospedaliera.
Per quanti riguarda i principali enti non profit presenti in Italia, abbiamo le Organizzazioni Di Volontariato (ODV), le Organizzazioni Non Governative (ONG), le associazioni, le Associazioni di Promozione Sociale (APS), le imprese sociali (tra cui anche le cooperative sociali), le società di mutuo soccorso, gli enti filantropici e le reti di associazioni.
Come già spiegato, le organizzazioni no profit (o meglio, non profit) sono quelle senza scopo di lucro, che svolgono quindi attività di interesse generale e di utilità sociale, senza che il profitto possa essere suddiviso tra i vari soci, salvo alcune eccezioni.
Tutti gli enti senza scopo di lucro iscritti al Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (RUNTS) si definiscono Enti del Terzo Settore, e si identificano come una vasta realtà sociale, economica e culturale che opera per il bene comune interfacciandosi con la Pubblica Amministrazione (il Primo Settore) e con le imprese private sul mercato (il Secondo Settore).
Il decreto legislativo 117 del 2017 (il cosiddetto Codice del Terzo Settore) indica in modo molto preciso i confini entro cui tali realtà possono operare. Realtà che sul territorio italiano ammontano a più di 300mila, accomunate dall'impegno nel promuovere attività culturali, economiche e sociali di interesse generale o a favore di una minoranza svantaggiata.
L'articolo 5 del Codice del Terzo Settore specifica quali sono considerate attività di interesse generale di un'azienda non profit. Non solo, regolamenta anche le attività concesse a tali enti per il proprio sostentamento. Più nello specifico, oltre alle quote associative e sociali, forme di finanziamento più comuni tra le organizzazioni senza scopo di lucro sono:
Ogni organizzazione, per sopravvivere e portare avanti i propri valori, deve riuscire ad inquadrare la giusta combinazione tra le varie fonti di entrata concesse.
Le imprese sociali non negano completamente la presenza di profitti. Anzi, un profitto può essere distribuito, pur con alcuni limiti. Ciò è indice di una amministrazione sana e oculata dell'ente, e della possibilità di continuare le proprie attività di utilità sociale. Al contrario, l'associazione sarebbe destinata alla chiusura.
Per gli enti diversi da impresa sociale gli utili aziendali, secondo la normativa che regola il non profit, non possono in alcun modo essere distribuiti tra i soci dell'organizzazione. Questo è valido sia in caso di distribuzione diretta (quando cioè si vanno a dividere utili, fondi e riserve dell'ente) che in caso di distribuzione indiretta (quando si assegnano a determinate figure professionali bonus o stipendi più elevati di quanto previsto dall'art 8 del decreto legislativo 117/17).
Pur operando per il bene comune e a fini di utilità sociale, anche gli Enti del Terzo Settore devono tutelare la propria attività e quella dei propri volontari. Per questo Cattolica propone assicurazioni per associazioni no profit su misura per gli Enti, le Associazioni e le Imprese Sociali.
Una polizza modulare per perseguire specifici obiettivi correlati alla tutela dell’Ente e dei soggetti che vi operano o che beneficiano dei suoi servizi, e che guardano oltre le proprie necessità e si assumono la responsabilità del fare. Cattolica propone quindi delle coperture pensate per assicurare gli infortuni e la malattia delle persone che dedicano le proprie energie a favore del bene comune, ma anche per proteggere i beni dell'Ente e sostenerne le attività.
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